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domenica 11 maggio 2014

La rana e il bue (Fedro)


Il debole, quando vuole imitare il potente, muore.
Una volta, in un prato, una rana vide un bue e presa dall’invidia di tanta grandezza gonfiò la pelle rugosa: allora interrogò i suoi figli chiedendo se fosse più grande del bue. Essi risposero di no. Di nuovo tese la pelle con sforzo più grande e chiese se fosse più grande. I figli risposero: il bue.
Infine indignata volendosi gonfiare sempre di più, giace con il corpo scoppiato.

sabato 3 maggio 2014

PEPITA


Pepita era il cane di un contadino dal pelo raso rossiccio e occhi nocciola con una piccola macchia nera intorno all’occhio sinistro.
Di solito quando il contadino era nei campi per irrigarli, Pepita sonnecchiava sulla soglia della porta di ingresso della loro casa, in modo che potesse, poi, quando il contadino tornava, corrergli incontro festante, dimenando la coda.

Era anche un segugio provetto.
La domenica, con il padrone, andava a caccia fiutando con il suo olfatto sopraffino le orme di qualche lepre selvatica che scorrazzava libera nel bosco vicino. E ogni volta ne trovava puntualmente la tana.
Quando invece scorgeva la preda brucare in qualche aspro cespuglio, subito, puntava l’animale,  per poi gettarsi in un veloce inseguimento fino a stremarlo.  Pepita, infatti, era pronto e rapido di riflessi e una volta stanata e sfiancata la lepre, lasciava che il contadino sopraggiungesse per catturarla.

Una notte, Pepita, mentre dormiva profondamente nella sua cuccia, fu svegliato dai rumori molesti provenienti dal pollaio e così decise di avvicinarsi.
‘’Aha”, abbaiò Pepita, ‘’ ah, ah, birbone ti ho preso’’  .

Quando il ladro lo sentì si spaventò e iniziò a ululare come un forsennato :’’ Pulce, lasciami fare, torna alla tua cuccia’’
Ma Pepita schivava gli attacchi e più il lupo digrignava i denti più Pepita incalzava con morsi e minacce.

Il lupo capì che non c’era niente da fare, il cane non cedeva. Cercò perfino di mettere all’angolo Pepita e prendere la via della fuga ma Pepita aveva bloccato lo squarcio della rete da cui il lupo era venuto.
‘’Malandrino te la faccio vedere io. Rubagalline che non sei altro, ti faccio diventare più nero di quanto tu sia’’ continuava ad abbaiare Pepita.

Mentre le galline spaventate starnazzavano.
La baruffa ebbe fine  quando il contadino, svegliato dal guazzabuglio generale che stava avvenendo nel pollaio, intervenne.

E sapete come andò a finire, bambini? Il lupo divenne un trofeo  e Pepita ottenne un osso enorme oltre che l’eterna gratitudine delle galline.

sabato 19 aprile 2014

L'uovo di Pasqua (Gianni Rodari)


Dall’uovo di Pasqua è
uscito un pulcino di gesso arancione
col becco turchino.
Ha detto:
“Vado mi metto
in viaggio e porto a tutti
un gran messaggio!”
E svolazzando di qua e di là,
attraversando
paesi e città
ha scritto sui muri, nel cielo e per terra:
Viva la pace, abbasso la guerra.

 

giovedì 17 aprile 2014

Gesù e il Pettirosso


Si narra che un piccolo passero, volendo alleviare le sofferenze a Gesù sulla croce, tentò, senza riuscirci, di togliergli la corona di spine, macchiandosi, così, il petto di sangue. In ricordo di quell’atto d’ amore il petto dell’uccellino rimase rosso e, da allora, fu chiamato pettirosso.

domenica 6 aprile 2014

Cos'è? (Rosa Maccora)


Il suo nome vuol dire splendente.
Dà il nome ad un gigante delle Alpi, ed a una cittadella in Italia che festeggia l’onomastico con Bianca, Biancardo e Bianchino  il primo di agosto.
E’ indispensabile se si vuol fare pace; ai matrimoni e per i fantasmi.
Racchiude tutti i colori dell’arcobaleno; infatti il prisma di cristallo lo scompone in tutta una gamma di colori.

Comune in Antartide ed Artide sebbene il paesaggio non sia noioso. Gli eschimesi, ad esempio, per non confondersi lo distinguono in : biscotto, blu alice, carta di zucchero, conchiglia, limone crema, magnolia ma non si mangia e non profuma.
Bravi avete indovinato.

E’ proprio il B I A N C O !!!!

 

mercoledì 26 marzo 2014

Il cervo alla fonte e il leone (Esopo)

Spinto dalla sete, un cervo se ne andò ad una fonte; bevve, poi rimase ad osservare la sua immagine riflessa nell'acqua. Delle corna, di cui ammirava la grandezza e il ricco disegno, si sentiva tutto orgoglioso, ma delle gambe non era soddisfatto, perché gli parevano scarne e fragili.
Mentre ancora stava riflettendo, ecco un leone che si mette ad inseguirlo. Il cervo si dà alla fuga e riesce per un bel pezzo a tenerlo a distanza, perché la forza dei cervi risiede nelle gambe, come quella dei leoni nel cuore. Finché il piano gli si stese dinanzi spoglio di alberi, egli trovò dunque scampo nella sua maggiore quando giunse in una plaga boscosa, accadde che gli si impigliarono le corna nei rami, non poté più correre e fu preso. Allora, mentre stava per morire, disse a se stesso: "Me disgraziato! quelle gambe che dovevano tradirmi mi offrivano la salvezza, e mi tocca invece morire proprio per colpa di quello in cui riponevo tutta la mia fiducia!"
Così molte volte, tra i pericoli, la salvezza ci viene da amici che parevano sospetti, mentre altri in cui avevamo piena fiducia ci tradiscono.

martedì 25 marzo 2014

L'asino che portava il sale (Esopo)


Un asino carico di sale attraversava un fiume. Scivolò e cascò nell’acqua, dove il sale si sciolse; così, quando si rialzò si sentì più leggero. Lieto di questo, un’altra volta che era carico di spugne, giunto
vicino a un fiume, pensò che, se si fosse lasciato cadere, si sarebbe di nuovo risollevato più leggero; e così apposta scivolò giù. Senonché, avvenne che le spugne s’imbevvero d’acqua, ed esso, incapace di rialzarsi, morì affogato.

In modo simile, alcuni precipitano nei guai senza avvedersene, proprio in grazia dei loro maneggi.