domenica 23 marzo 2014

Due Micini (Rosa Maccora)

In un appartamento dell’interland della città vivevano due gatti, Sale, bianco ,Pepe, nero,…..  e una nonna molto paziente.

La mattina, appena svegli, i due gatti aprivano gli occhi per poi lavarsi con la lingua le loro zampette. Così, usciti dalla cesta, si recavano in cucina dove la nonna aveva, già preparato la colazione. Dopo alcuni strusciamenti conditi da sinuosi movimenti con la coda alla nonna, per augurarle il buongiorno , bevevano il latte.
Sale e Pepe passavano il tempo a rincorrersi, a nascondersi  dentro gli armadi, salendo  anche sul grande tavolo del soggiorno, tanto per ricordare la loro parentela con il re della foresta e per vedere meglio dall’ alto ciò che accadeva. Di acchiappare passerotti o topini neanche a parlarle, erano due gatti urbani, ma cimici e mosche, in estate, erano le loro prede preferite. Avevano, infatti, una vista acutissima, anche di notte e degli artigli sottili. Nelle scure giornate invernali giocavano con i gomitoli colorati della nonna facendole le fuse sdraiati sulla schiena.

Un giorno la nonna, dovendo andare a trovare una sua lontana cugina allergica ai gatti, decise, per non lasciare incustoditi quei due simpaticoni , di chiedere alla vicina di badare ai suoi micini.
La vicina, aveva infatti una figlia, Matilde, che fu subito disponibile a occuparsi  dei due gatti nella speranza di essere ricompensata dalla nonna con una succulenta fetta di torta.

La mattina del giorno della partenza Matilde si presentò di buon ora  alla porta dell’anziana signora e, rassicurandola che tutto sarebbe andato bene,  la salutò con un ampio sorriso.
 ‘’ Arrivederci, nonna e non si preoccupi i due micini sono in buone mani’’.

‘’Grazie Matilde, vedrai che prima di sera sarò di ritorno ’’ rispose la nonna e si avviò alla fermata dell’ autobus numero 32.
Non appena Matilde rimase da sola con i due gatti li vestì da dame facendogli indossare gli abiti delle sue bambole per offrire loro una tazza di tè. I due gatti protestarono un po’, ora graffiandola delicatamente ora soffiando e rizzando il pelo per spaventarla. Ma Matilde intestardita non desistette. Dopo il tè ci fu il ballo e acchiappato Sale per le zappette superiori iniziò a dimenarsi con lui sulle note di una canzone. Quando toccò a Pepe , questo sbalordito rimase immobile. La bambina era instancabile e i giochi da lei proposti non piacevano affatto ai due gatti. Matilde raggiunse l’apice dell’antipatia, quando decise di sperimentare la famosa destrezza dei due animali lanciandoli dalla credenza più alta della cucina. Aveva letto su un libro che  i gatti atterrano dritti sulle loro zampette.

‘’Quella bambina, Pepe, è un uragano, bisogna fare qualchecosa’’ miagolò Sale ad un certo punto
‘’Già’’, annuì Pepe ‘’o ci lasceremo la pelle’’ proseguì.

Così, mentre Sale distraeva Matilde giocando a nascondino, Pepe iniziò ad attorcigliarle tutto intorno un gomitolo della nonna tanto che senza accorgersene la bambina  si ritrovò legata come una salsiccia. 
In quel momento arrivò la nonna che non credendo alla scena a cui stava assistendo emise un urlaccio. Poi slegata Matilde  promise ai gattini che mai più li avrebbe lasciati.

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